CATANIA. Nella mattinata di martedì 8 gennaio
2019, alle ore 11:15, il giudice per l’udienza preliminare, Giuseppina Montuori, ha accolto la
richiesta di patteggiamento avanzata da parte del pubblico ministero Andrea Ursino, in coro con la difesa
dell’imputata, la quale è stata condannata a
cinque mesi e dieci giorni di reclusione, con pena sospesa, e revoca della patente di guida. Una
sentenza relazionata alla morte di Domenico
Crisafulli, avvenuta, a seguito di uno scontro del suo scooter con una
vettura, il 6 marzo del 2017, all’altezza dell’incrocio tra via Sacco e via De Logu, a Barriera (Catania).
Reazione rabbiosa da parte del padre della vittima, Pietro Crisafulli, presidente dell’Associazione “Sicilia Risvegli”, nonché regista del film “La voce negli occhi”, che ha accusato anche un malore durante l’udienza al punto tale da essere trasportato in ospedale: “La
giustizia italiana non funziona. Chi non si ferma allo stop è indubbiamente
colpevole di omicidio stradale e, pertanto, dovrebbe essere condannato alle
massime pene concepite dalla giustizia italiana. Il patteggiamento ha ucciso nuovamente
mio figlio, offeso me e la mia famiglia. Era tutto finto – attacca -, la volontà palese era quella di archiviare
il processo gettandolo nel dimenticatoio e mascherando tutto con 5 mesi e dieci
giorni di reclusione. L’atteggiamento di un procuratore che non si degna
nemmeno di rispondere, seppur tirato in causa, la dice lunga su quanto sia
avvenuto. L’unica speranza che ci resta è appellarci all’Europa. Lotteremo fino
alla fine per avere giustizia”.
Decisamente
insoddisfatto dell’esito del processo, il presidente A.I.F.V.S. Alberto Pallotti:
“E’ vergognoso ciò che è avvenuto - afferma la guida associazionistica - . Giudichiamo l’intero svolgimento dell’udienza
una farsa; è stato tolto alla comunità il diritto di avere un processo come prescrive
la legge. Si è voluto chiudere un caso con indagini superficiali e con una
ricostruzione dei fatti non rispecchiante la realtà. La verità è stata
calpestata e Mimmo è stato ucciso per la seconda volta. Il fatto che l’A.I.F.V.S. sia stata
legittimata a costituirsi parte civile, non può che dimostrare quanto la
presenza delle associazioni aiuti le famiglie in questi momenti tragici.
Tuttavia, siamo convinti che se fossimo stati chiamati in causa prima, magari
nelle prime fasi della tragedia, con i nostri avvocati, garantendo l’esperienza
dei nostri periti ed il supporto delle sedi locali sparse in tutta Italia,
probabilmente l’andamento del processo sarebbe stato diverso. Anche a seguito
di una nostra segnalazione – sottolinea Pallotti -, è stata revocata la patente all’imputata; un provvedimento previsto
dal codice della strada (con relativo, per definizione, ‘ergastolo’ della
patente) e stranamente trascurato dal PM titolare dell’inchiesta. Ieri si è consumata una pagina di
malagiustizia italiana. Siamo vicini alla famiglia Crisafulli – conclude - e
non smetteremo di lottare per dimostrare la verità anche a costo di ricorrere
alla corte di giustizia europea”. Sono giunte a Catania con l’A.I.F.V.S. dieci referenti su piano
nazionale provenienti dalla città etnea stessa, da Verona, Modena, Avellino, Benevento, Napoli, Aversa, Caserta, Palermo e
Pozzuoli. In prima linea anche le “Mamme
coraggio”, con la presidente Elena
Ronzullo, e la Presidente dell’Associazione Vittime della Strada "Angeli
sull Asfalto" di Terme
Vigliatore (ME), Lucilla Barbasini.
“Questo processo è stato deciso dal
PM e Difesa della persona che ha ucciso Mimmo – dice il referente della sede A.I.F.V.S. di Aversa ed agro aversano, Biagio Ciaramella -. La famiglia
della vittima non ha potuto difendere il figlio scomparso e questo ci lascia
basiti. Noi come associazione saremo vicini alla famiglia per un processo
giusto”.
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