AVERSA. Continua a tenere banco il caso “Rough
Guides”. Il marchio inglese, uno dei più noti a livello
internazionale nel ramo editoriale, in alcuni passaggi della guida turistica ‘Italia
del Sud e Isole (Easy Rough Guides)’, ha definito la Reggia
di Caserta una “struttura piuttosto monotona” e la città
capoluogo di provincia“una realtà anonima e
incongruentemente circondata da una serie di complessi industriali e
magazzini”. Ma
non è finita qui perché – si legge – l’Area a nord di Napoli “che
comprende Aversa e l’Agro Aversano, è una distesa di sobborghi poco
entusiasmanti, quasi del tutto dominata dalla camorra e a volte chiamata
triangolo della morte”.
Le istituzioni locali non hanno fatto attendere la loro risposta, compresa
quella del primo cittadino casertano, Carlo Marino, il
quale, in una nota ufficiale, ha affermato che la guida “parla
in maniera offensiva e infamante del territorio casertano, utilizzando i più
biechi e razzisti luoghi comuni sulle nostre realtà” e,
pertanto, ha annunciato di ricorrere, al più presto ,“a vie legali per tutelare l’immagine
dei casertani e del territorio dell’intera provincia”. Il
mondo dell’editoria è sconvolto, ma l’editore Pasquale Gnasso (Fondatore
della casa editrice campana Gnasso Editore)
non tace e dice la sua.
“L’indignazione soffia come il vento in poppa alla nave del buon
costume; tuttavia, navigando a bordo della Stultifera
Navis, ovvero tra quelli che la pensano tanto diversamente da essere
banditi nell’opinione, non resta che il modo diverso di offendersi – afferma il
referente di una delle realtà più solide dell’editoria aversana -.
Io mi sento offeso, sì; ma non sono offeso per la presunta
spregiudicatezza dell’autore della Rough
Guides, ‘Italia del Sud
e Isole’, bensì per il fatto che la guida l’abbia scritta uno
straniero venuto in Italia per visitare questi luoghi e che ne abbia tratte
queste impressioni – afferma Gnasso -. Ebbene sì, a questo punto mi
indignerei, ma con positiva indignazione, perché il nostro immenso patrimonio
passa inosservato ed è addirittura vituperato agli occhi di chi viene in
visita. Forse l’autore maldestro della guida, sempre che non sia stato vittima
di un traduttore selvaggio, avrà dimenticato l’eufemismo o forse, a dirla
tutta, nella sua guida turistica non ha potuto riferire l’assenza di una
filosofia civile in grado di redistribuire il patrimonio casertano nelle mani
di giovani ricercatori entusiasti, piuttosto che essere preda costante di
funzionari spossati e umiliati da decenni di cattiva politica, da
amministrazioni disattente che consegnano il patrimonio all’utilità di eventi blockbuster e senza alcun riverbero
culturale. È possibile – si domanda – che dopo essersi indignati e
dopo aver gridato urla di giubilo per il ritiro della guida incriminata dal
commercio, nessuno si sia interrogato sull’angolazione dalla quale l’autore
avrebbe visto la nostra terra, o forse sulla maniera insana e sciagurata di
avergliela presentata?
Non si dimentichi la vicenda del corno del 2013 – ricorda l’editore
– , quell’assurda
manifestazione atta a denunciare (per quanto il modo non l’abbia mai condiviso)
la vergogna per il degrado della residenza reale di Caserta. E non si
dimentichi nemmeno l’Anfiteatro, ultimamente messo a repentaglio – per essere
impopolare – dal meraviglioso rimbombo di uno spettacolo pirotecnico. Purtroppo
il giudizio del viaggiatore è stato incrinato da una raffica di banalizzazioni
mediatiche e da campagne di marketing della cultura irresponsabilmente gestite.
Mi chiedo perché non si sia parlato del Museo
Campano di Capua e delle Matres
Matutae, perché Aversa non sia stata ricordata per il gran numero di chiese
dall’immenso valore artistico e perché si sia stigmatizzato il riferimento
inopportuno al ‘triangolo della morte’ e alla ‘camorra’.
Probabilmente, è vero quello che ho detto da qualche parte, che
il riscatto sociale e culturale di questa Terra è ripetutamente scivolato
nell’ostensione illogica e nauseante di un passato criminale da superare e
dimenticare; ci siamo seduti nell’anticamera del pregiudizio più di una volta.
Dunque –
conclude -,
mi associo in parte a quelli che si indignano, ma farei altresì tesoro
inestimabile di quei pesanti giudizi, a seguito soprattutto del ritiro della
guida dalle librerie, per risvegliare una genuina autocritica e perché siano le
stesse amministrazioni insieme ai cittadini ad aprirsi alla conoscenza del
Paese in cui si vive, per far sì che il territorio si liberi da ogni pregiudizio
e si mostri felicemente valorizzato in tutta la sua beltà”.
Commenti
Posta un commento