ROMA.
Fa discutere la puntata del programma “Fuori dal Coro”,
condotto dal dottor Mario Giordano ed incentrato sull’operato
del Ministro Elisabetta Trenta. Parole pungenti che hanno
scosso il mondo militare, spingendo il presidente di “Libera
Rappresentanza dei Militari”, Girolamo Foti, ad
intervenire personalmente, inviando una lettera aperta al giornalista
“Mediaset”.
“Ho
ascoltato il suo intervento, o meglio il suo sfogo, sul Ministro
della Difesa, Elisabetta Trenta –
afferma Foti -. Nulla
di originale, tanto è vero che è sulla stessa scia di quelli già
espressi dall’ex Ministro della Difesa, On. Ignazio La Russa, gli
ex capi di stato maggiore ed altri generali in pensione. Si tratta di
un pessimo accanimento contro il nostro Ministro della difesa, che
rappresenta, rispetto ai suoi predecessori, un volto umano, vicina
dai militari e da loro stimata. Non sono culturalmente ai suoi
livelli, ma il suo intervento banale merita un’approfondita
riflessione, che formulo da militare in servizio, da reduce di
missioni ed eletto da tre mandati delegato nazionale del Cocer. Le
scrivo da Presidente nazionale del primo sindacato militare della
storia dell’esercito italiano riconosciuto dal Ministero della
Difesa. Rispetto a lei, ho sulle spalle l’esperienza, gli anni di
servizio, ma, soprattutto, la delega di tanti colleghi in
rappresentanza. Mi sono davvero stancato di sentire voi giornalisti,
politici e pensionati parlare a nome di tutti noi oppure leggere su
periodici sconosciuti discutibili sondaggi. Innanzitutto, dottor
Giordano, sa bene cosa prevede l’articolo 11 della Costituzione
italiana, che, per precisare, recita ‘L'Italia ripudia la guerra
come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come
mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in
condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di
sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la
giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni
internazionali rivolte a tale scopo’. Il nostro Esercito, in ogni
missione, non ha solo garantito la sicurezza, ma ha ricostruito
scuole, strade, ospedali, soccorso le popolazioni afflitte dalla
guerra. Difatti, la parola inclusione non ci mette paura, anzi ci
rende orgogliosi. Il nostro esercito ed i suoi militari non si sono
mai tirati indietro per intervenire in soccorso dei concittadini in
difficoltà, come nei casi di terremoti e catastrofi naturali. Non
sono stati rari i casi di supporto alle forze di polizia, come
avvenne all’epoca dell’operazione vespri siciliani. La figura del
soldato ‘rambo’, che ama la guerra, resta impressa solo nelle
logiche di giornalisti come lei. Gli stessi che non hanno visto
bambini morti a terra, crani spappolati, teste mozzate, esseri umani
incaprettati come delle bestie. Si vada a fare qualche missione con i
soldati in teatro di guerra, in prima linea a sentir piangere i
colleghi, soffrire della morte altrui, ascoltare i colpi di
mitragliatrice, l’odor della morte. Io non sono rambo, ho svolto
svariati incarichi, dalla guardia, alla mensa, alla pulizia delle
stoviglie, all’addetto al centro trasmissioni, ma ho visto
l’effetto della guerra sulla gente che mi ha fatto cambiare idea e
sostenere il ministro Trenta che vede la festa della repubblica come
festa dell’inclusione e dell’amore verso gli altri; una visione
più umana dell’essere soldato”.
L’attacco
di Foti al dottor Giordano è senza alcun tipo di pelo sulla lingua:
“Nella pochezza del suo intervento televisivo, lei
dimentica il giuramento prestato da chi ricopre certi incarichi
importanti come ad esempio l’articolo 54 della Costituzione (Tutti
i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di
osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate
funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed
onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge). Nella
Costituzione, la nostra Repubblica sostiene la solidarietà,
l’eguaglianza, e il rispetto delle minoranze. Dunque, fa parte
della nostra costituzione. La festa del 2 giugno è la Festa della
Repubblica non dell’Esercito; è la festa patrocinata dal nostro
presidente della Repubblica. Il Ministro della Difesa non ha fatto
altro che rispettare la nostra costituzione e il suo giuramento
prestato. E’ grave che ad un giornalista come lei sia sfuggito
anche questo aspetto, oltre che a dimostrare che di non conoscere chi
sono i militari e come la pensano, se non chi pensa agli interessi
personali e cerca invano di strumentalizzare il ministro”.
Girolamo
Foti richiama anche l’articolo 52 che recita “La difesa
della Patria è sacro dovere del cittadino. Il servizio militare è
obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo
adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né
l'esercizio dei diritti politici. L'ordinamento delle Forze armate si
informa allo spirito democratico della Repubblica”. Il
presidente LRM sottolinea: “Il Professor Calamandrei sì
pronunciò, in diverse lezioni incentrate sulla costituzione e tenute
presso l’Università di Milano, negli anni 50, riguardo
all'articolo 52 e definì l’esercito come ‘esercito del popolo’.
Non le voglio fare una lezione sulla costituzione e sull’essere
militare perché lei non mi preoccupa. Piuttosto mi preoccupano le
posizioni di certi Generali in pensione, comandanti di stati maggiori
ed ex ministri della difesa che, meglio di me, dovrebbero conoscere
il mondo militare e soprattutto la costituzione italiana. Adesso ci
inventiamo che il Ministro non ha rispetto per il fondamento
costitutivo del nostro paese o, addirittura, il suo agire si potrebbe
rivelare sovversivo. Sono arrivati a strumentalizzare la Festa della
Repubblica per attaccare a piede libero. Se parliamo di aspetti
banali che non riguardano direttamente il mondo militare, il Ministro
Trenta è libera di fare ciò che vuole, non ci offende mica. Ci
sentiamo, piuttosto, offesi dall’ex Ministro della Difesa, l’On.
Ignazio La Russa, alla luce del fatto che, in occasione del suo
mandato governativo, sono stati bloccati i contratti, classi e
scatti, portando i militari a sopravvivere ogni mese. Noi ci sentiamo
offesi dal decreto legge 244, voluto all’epoca dall’ex Ministro
della Difesa Di Paola, che, portando la sua proposta di legge
approvata a maggioranza da tutte le forze politiche di destra, centro
e sinistra, ha ridotto drasticamente i fondi alla difesa a danno del
personale, degli arruolamenti e delle infrastrutture. Un modus
operandi finalizzato a salvaguardare l’industria militare. Ci ha
offeso la scarsa azione di governo dell’epoca La Russa e Pinotti in
difesa delle vittime del dovere, di quei colleghi mandati sul fronte
non a morire sul posto, ma ad ammalarsi di malattie mortali. Ci
sentiamo offesi rendendoci conto che i nostri volontari in strade
sicure alloggiano in maniera indecente e sono mal pagati. Noi
militari ci sentiamo offesi in relazione alla legge sul riordino di
Pinotti che ha favorito la dirigenza a danno della base; se poi
leggiamo il Corriere della Sera di domenica, apprendiamo che un
colonello è stato rinviato a giudizio per aver impiegato i militari
a servire nei tavoli come camerieri. Insomma, tutto questo ci offende
e ci offende il suo modo di far giornalismo di parte, senza prendere
in considerazione cosa pensano realmente i militari, quelli che
lavorano, che si sporcano le mani, che sono mal pagati, che le
diranno a gran voce quanto sono realmente contenti dell’operato del
ministro Trenta, che è il migliore ministro su cui poter contare.
Parlatene con i soldati, non con i generali in pensione. Questi
ultimi realmente non rappresentano nessuno, se non i loro interessi”.
Il
presidente di Libera Rappresentanza dei Militari è
chiaro: “Non me voglia il dottor Giordano, che seguo da quando
ero ragazzo. Lei è un grande giornalista, ma stavolta ha toppato,
non informandosi a dovere riguardo al ministro Trenta. Rispetto il
suo pensiero, ma non lo condivido affatto. Sentir dire certe cose a
chi conosce il mestiere del militare, a chi si è preso qualche
beneficio ed è stato silente quando bisognava parlare, ci
sbigottisce e ci fa chiedere se chi parla agisce in un certo modo per
etica militare o perché ha perso, diciamo così, dei privilegi.
Abbiano l’onestà intellettuale di non mettere nel mezzo i militari
e la loro etica. La mia non vuole essere una crociata contro tutti i
generali. Nutro rispetto per tanti di loro in pensione che dimostrano
tutta la loro saggezza non entrando nel merito dell’operato del
Ministro Trenta. Da chi non lo ha fatto, non ci sentiamo
rappresentati”.
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