A.U.F.V. e A.M.C.V.S. Morte Mattia Caci, la famiglia riprende le indagini. Il padre Angelo: «Vogliamo la riapertura ufficiale del caso. Quella che conosciamo non è la verità»



NOGAROLE ROCCA. «Vogliamo chiarezza sulla morte di nostro figlio». È con queste parole che tuona il dolore dei coniugi Caci, genitori di Mattia Caci, 22enne che, esattamente 18 mesi fa, ha perso la vita alla guida della sua Bmw. A fronte dell’archiviazione del caso da parte delle autorità competenti, il padre del «gigante buono» - così com’era chiamato da tutti Mattia – ha deciso di tornare ad indagare su quella tragica mattina e capire cosa sia realmente successo. 


Finora, la ricostruzione dell’incidente è la seguente: Mattia Caci, giovanissimo imprenditore di Nogarole Rocca, il 27 marzo del 2022, alle cinque del mattino circa stava rientrando a casa, quando in via Della Rocca al confine tra Mozzecane e Nogarole avrebbe perso il controllo della sua auto, una Bwm serie 1 bianca, impattando contro un muretto. Sul posto i vigili del fuoco e l’ambulanza, la quale trasportò la vittima presso l’ospedale di Borgo Trento, dove, però, i medici non poterono fare altro che constatare il decesso. Le ferite causate dall’impatto furono troppo gravi per Mattia, un giovane che aveva tanta voglia di vivere e tanti sogni nel cassetto. A bordo c’era anche la sua ragazza, la quale, invece, riportò solo lievi ferite. Le cause dello sbandamento, secondo le prime indagini che hanno poi portato alla chiusura del caso, sarebbero da ricondursi a una disattenzione da parte di Mattia o a un «colpo di sonno». Ed è proprio su queste motivazioni che il padre, Angelo Caci, vuole tornare.


 «Mattia – racconta papà Angelo – era un ragazzo prestante, con la testa sulle spalle, godeva di ottima salute ed era sempre attivo. Sin dall’inizio io e mia moglie non potevamo credere all’ipotesi del colpo di sonno, ma il totale sconforto di quel tragico momento non ci ha permesso di indagare lucidamente sulle dinamiche dell’incidente. Oggi il nostro dolore ci conduce a fare chiarezza sulla morte di nostro figlio, vogliamo giustizia. Per questo motivo ci siamo avvalsi di un team di professionisti, il quale subito si è messo a lavoro, rilevando già dei particolari che ci conducono a tutta un’altra versione dei fatti. Noi non demordiamo, perché vogliamo che venga fuori la verità e il presunto colpevole, in quanto dai primi rilievi sembrerebbe che quello di mio figlio non sia stato un incidente autonomo, dovuto a una sua distrazione o abbiocco, bensì un incidente che avrebbe visto coinvolto anche un altro veicolo. Stando a questi dati, ci stiamo attivando anche per riaprire ufficialmente il caso presso le autorità competenti. Non ci interessa quanto tempo ci vorrà, noi non molliamo»


La famiglia Caci, inoltre, ha deciso di aggregarsi all’Associazione Unitaria Familiari e Vittime ODV (A.U.F. V.), presieduta da Alberto Pallotti e all’ Associazione Mamme Coraggio e Vittime Della Strada ODV presieduta da Elena Ronzullo (A.M.C.V.S.). «Il vuoto che Mattia ha lasciato – continua Angelo Caci – è incolmabile e inquantificabile, solo chi ha vissuto una tragedia come la nostra sa cosa vuol dire. Per questo motivo abbiamo deciso di far parte dell’A.U.F.V., da anni, attraverso figure professionali competenti, al fianco delle famiglie delle vittime della strada e attiva alla sensibilizzazione della sicurezza stradale».


Alle parole di Caci, si uniscono quelle del vicepresidente A.U.F. V., Biagio Ciaramella, e dei presidenti Pallotti e Ronzullo: «Come associazioni ci stiamo muovendo con i nostri tecnici e i nostri legali affinché la famiglia Caci abbia il diritto alla riapertura del caso. Presto saremo su Verona con loro in occasione del memorial per Mattia, durante il quale sarà presentato anche il libro Strada Assassina – Sette Storie Vere, edito da “Nero su Bianco Editore” e promosso dall’ A.M.C.V.S. e dall’ A.U.F.V. Angelo Caci sarà un nostro referente su Verona e noi siamo contenti di poterlo sostenere lungo la sua battaglia. Sempre al fianco dei familiari delle vittime stradali».

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